Grottole, il paese delle meraviglie

Grottole, il paese delle meraviglie

di Margherita Romaniello Quartullo (Fonte: VANITY FAIR)

Era quasi dimenticato. Un progetto di recupero gli ha dato nuova vita. Benvenuti a Grottole, il borgo nato due volte

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 28 di Vanity Fair, in edicola fino al 17 luglio.

Guidando per 30 km a ovest di Matera si arriva a Grottole. Il paesaggio, nell’ultimo tratto di strada, racconta la storia di tanti entroterra del Sud Italia. Meraviglioso, fatato, quasi fiero di essere stato schivato dalla modernità. Ma marchiato dallo spopolamento. Nel centro storico si contano 629 edifici abbandonati e 300 abitanti. 305 per la precisione, fino al 6 settembre. Questi cinque in più sono abitanti temporanei: i finalisti del progetto Italian Sabbatical, ideato dalla piattaforma Airbnb e promosso dall’impresa sociale Wonder Grottole. L’idea: prendersi un periodo sabbatico, lasciare casa, lavoro, famiglia e trasferirsi in un paesino semideserto della Basilicata. Non per ritirarsi a vita meditativa, bensì per portarvi nuova linfa e, magari, nuovi arrivi, nuova economia. 280 mila le candidature da ogni parte del pianeta. Cinque i finalisti, i primi Italian Sabbatical.

Andrea Paoletti, architetto milanese trapiantato a Matera per amore di Mariella con cui condivide sogni, lavoro e tre figli, nel 2018 ha fondato Wonder Grottole: si parte dalle case per recuperare i luoghi, dalle comunità per muovere una nuova forma di turismo consapevole, rispettoso, che rende i viaggiatori non più semplici visitatori, ma abitanti temporanei. Wonder Grottole come wonderland, letteralmente terra delle meraviglie, perché, come spiega Andrea: «A Grottole non c’è niente, quindi si può inventare tutto».

I cinque sabbatical, Helena, Anne, Pablo, Remo e Darren, attendono rilassati. Sorridono entusiasti perché, tra un paio d’ore, avranno la lezione di italiano, tenuta da Michela, grottolese doc, laureata in Lingue. Helena Warren, 45 anni, canadese, è una guida culturale che si è inventata esperienze di tango per turisti in Argentina. «Avevo cercato Grottole in Rete, mi avevano colpito le fotografie del borgo. Ma finché non sono arrivata non potevo immaginare quanto mi sarebbe piaciuto vivere qui; passeggiare fra le viuzze e ammirare il paesaggio autentico. Volevo staccare da tutto, riappropriarmi di quel senso di libertà che aveva caratterizzato la mia infanzia. Da bambina ho vissuto in una Yurta mongola nella foresta: non avevamo né acqua corrente né elettricità. La vita era scandita dalla natura, che era il nostro orologio, la mensa, il parco giochi. Non sono mai più stata così felice. Fino a oggi. A Grottole sto ritrovando quella parte di me».

Accanto a lei è seduto Pablo Colangelo, 35 anni, ingegnere informatico di Buenos Aires. Ha origini italiane e, prima di ora, non aveva vissuto un solo giorno in campagna né mai avrebbe immaginato di zappare un orto. Oggi si dichiara «verdura e olio d’oliva dipendente». Quello che si aspettava, invece, era la calda accoglienza ricevuta: «Sarei rimasto deluso del contrario», dice con il sorriso sincero e lo sguardo sornione che vedete nella foto qui sopra, e che in pochi giorni hanno fatto di lui un’attrazione locale.
Per il principio del mutuo scambio che caratterizza questo progetto, ognuno dei cinque sabbatical impara e insegna qualcosa. Ogni giorno della settimana viene stilato un calendario di lezioni di italiano, tenute da Michela, di apicoltura, tenute da Rocco, barbiere di professione, apicoltore per passione. Mario, poi, insegna loro come coltivare un orto. «Stiamo già raccogliendo le prime zucchine», raccontano. Stanno anche cercando di capire quali verdure poter piantare in casa: dopo aver gustato il frutto del proprio lavoro non si torna più indietro. Infine, apprezzatissima, c’è Enza, che ha introdotto i sabbatical all’arte della pasta fatta a mano. Dopo venti giorni, cavatelli, orecchiette e fusilli non hanno più segreti.

Anne Tachado, 24 anni, è la più giovane dei cinque. Nata nelle Filippine, oggi vive a Melbourne, in Australia, dove ha conseguito una laurea in Agraria che non vede l’ora di mettere a frutto. Vorrebbe anche trasmettere ai grottolesi la sua passione per la fotografia, magari organizzando «passeggiate fotografiche» dove ricavare scatti belli come quelli che vedete in queste pagine (che infatti sono suoi).

Remo Sciubba, 62 anni, viene da Cardiff, nel Galles, dove era project manager in un’azienda di comunicazioni. Dieci anni fa ha mollato tutto: «Non mi divertivo più. Ho iniziato a viaggiare e mi sono trasferito per sei mesi in Australia. Tornato a casa ho scoperto che mi piaceva insegnare: ho preso una laurea in Lingue straniere (ha studiato anche l’italiano, che infatti parla bene, ndr) e oggi sono un professore a tempo pieno». Remo ha lasciato a Cardiff sua moglie, compagna di viaggi ma abbastanza comprensiva da capire quando lui vuole partire da solo. È stata proprio lei a suggerirgli di partecipare a questo progetto. Non si è fatto sfuggire l’occasione: «Volevo lanciare una sfida a me stesso: cambiare vita, ancora una volta, anche solo per tre mesi».

Darren Pistone, un omone di 61 anni, è stato un pompiere di New York fino a qualche mese fa, quando è andato in pensione e ha deciso di candidarsi al progetto, salvo poi dimenticarsene. Da tempo si cimentava nella ricostruzione del suo albero genealogico, che come il cognome suggerisce affonda le radici in Italia. Tramite racconti familiari lacunosi, Darren riesce a stringere il cerchio delle sue origini: viene dal Sud, più precisamente dalla Basilicata. Più precisamente da un minuscolo paesino che il bisnonno abbandonò per cercare fortuna in America. Un paesino dal nome impronunciabile, «non sapevo nemmeno dove poggiare l’accento». Scopre di essere originario di Grottole, due giorni dopo – vuoi il destino, vuoi le coincidenze – riceve la notizia che proprio lì trascorrerà i prossimi mesi: è stato selezionato tra i finalisti di Italian Sabbatical. «A New York porterò con me questo prezioso silenzio, e a Grottole lascerò un’Apecar perfettamente funzionante». Già, perché è anche un abile meccanico.
Michela, 31 anni, che ha partecipato alla selezione finale dei candidati, è entusiasta di lavorare a questo progetto e di sapere che, finalmente, il suo paese non è più un luogo dimenticato. Basta inserire «Grottole» in un qualsiasi motore di ricerca e fioccano notizie, foto, racconti dettagliati di questa esperienza. Ma la notorietà online non è l’unico risultato. «La banca che doveva chiudere non chiuderà più», spiega Michela. «E alcuni cittadini che pensavano di emigrare, grazie a Wonder Grottole e Airbnb, hanno deciso di restare e aprire case vacanze: il potere del turismo esperienziale».

La vicinanza con Matera, quest’anno capitale europea della cultura, certo aiuta. Ma a far la differenza è il patrimonio umano che, a Grottole, funziona come una centralina di scambio: abitanti di lunga data si mettono in gioco diventando insegnanti, abitanti temporanei arricchiscono il paese con ventate di cosmopolitismo, di racconti, di storie uniche. Dopo aver parlato con Helena, Anne, Pablo, Remo e Darren e con i locali, senti che l’entusiasmo e la passione davvero possono smuovere le montagne. E ripopolare i borghi – pardon, i «wonderborghi» – che sono custodi di un’Italia altrove perduta, di una dimensione temporale da cui ripartire.